
GIOVEDI' 19 NOVEMBRE L'EVENTO ORGANIZZATO DALL'ANSPI
Due alberi d'ulivo in segno di pace in piazza Puglisi a Quintavalle
“Il Capo dello Stato, mio tramite, desidera farLe pervenire un fervido augurio per il buon esito della manifestazione, unitamente ad un cordiale saluto”. E’ quanto si apprende da una nota ufficiale, inviata oggi dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, all’indirizzo del Circolo Oratorio ANSPI di Polignano, per la giornata organizzata a Polignano in ricordo dei caduti militari e civili di Nassirya.
Giovedì 19 prossimo sfileranno in città autorità militari e civili. Ieri sera, in conferenza stampa, gli organizzatori Giuseppe Nardulli, presidente del Circolo e il tenente Andrea Spinelli del comando di Polizia Municipale hanno annunciato qualche nome: da Del Sorbo al generale del Comando regionale pugliese dei Carabinieri.
PIAZZA PUGLISI - Già da ieri mattina, giardinieri e operai erano all’opera nella piazza centrale del quartiere Quintavalle, Don Dino Puglisi, per decorare le aiuole con fiori e palme. Alle ore 11 di giovedì prossimo le scolaresche delle scuole medie di Polignano assisteranno qui alla piantumazione di due alberi d’ulivo in segno di pace. “E’ giunto il momento di valorizzare una zona che merita di essere valutata per la dignità che ha”. Così, Eugenio Scagliusi, presidente del Consiglio Comunale in conferenza, ha illustrato il programma, senza risparmiare qualche considerazione nei riguardi di chi esprime parere contrario agli interventi di pace dei nostri militari all’estero.
GUERRA E PACE - “Lì c’è un paese che ha vissuto per decenni l’oppressione della libertà. C’è un’ideologia che confonde la pace con il pacifismo - ha spiegato il presidente Scagliusi - I nostri militari non stanno facendo la guerra. Operano in zone dove qualcuno ancora preferisce farsi esplodere per aria”. Eugenio Scagliusi ha, infine sottolineato l’importanza pedagogica e la funzione educativa che deve muovere lo spirito di questa iniziativa, nel tentativo di tradurre gli ideali nel linguaggio più comprensibile per i bambini.
Dello stesso parere Nardulli e Spinelli. “Questo progetto nasce per i più giovani - ha evidenziato il presidente dell’Anspi - per portare alla loro conoscenza i valori etici che accompagnano i nostri militari. Grazie ai nostri soldati le popolazioni non soffrono più la fame e la guerra”.
“Sono morti per difendere un popolo inerme e oppresso dalla guerra” - Veronica Zupo, vicepresidente dell’Anspi, ha dedicato agli “angeli” di Nassirya dei versi poetici dal titolo “A voi, uomini di buona volontà”. “Dobbiamo amarci - ha poi aggiunto - amiamoci pur nella diversità che ci rende unici. Questa giornata è una pausa di riflessione per la pace e l’amore che deve sempre unirci”.
Nel messaggio arrivato ieri dagli uffici della Presidenza della Repubblica si legge che “la manifestazione è espressione di profonda sensibilità nei confronti della memoria di coloro che hanno perso la vita nell’adempimento del dovere. Essa costituisce momento di riflessione per le nuove generazioni, affinché si radichi in esse, sempre più forte, il rispetto dei principi fondamentali di libertà e democrazia sanciti nella nostra carta costituzionale”.
APRIAMO UN DIBATTITO - In questi ultimi mesi il New York Times, in particolare, e l’opinione pubblica americana stanno tentando un’analisi postbellica della “guerra preventiva” irachena. Il risultato è che si stanno raccogliendo i cocci di un disastro annunciato: lo stesso Obama, in tal senso, ha preso atto delle politiche internazionali fallimentari adottate nel corso dell’amministrazione Bush. In Italia, dopo la strage di altri sei militari in Afghanistan nel settembre scorso, il dibattito è tornato a riempire intere pagine di giornali. Come si può allora, a distanza di anni, ridurre la controversia tra interventisti e oppositori a semplice contrasto dicotomico tra pace e pacifismo? Di fatto, le ragioni degli oppositori alla “guerra preventiva”, alla lunga, stanno prevalendo su quelle dei sostenitori. Si può, ancora oggi, pensare che esportare il nostro modello di democrazia all’estero sia possibile?
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