Guido il flâneur cerca casa
Polignano è il grande amore che Lùpori non vorrebbe mai abbandonare
LA CONFIDENZA: Molti polignanesi professionisti e altolocati soffrono di depressione,
vorrebbero essere come lui, degli spiriti liberi.
Ezio Guido Lùpori, il flâneur che ha accompagnato la crescita culturale e sociale di questo paese, non ha bisogno di presentazioni. Nella conversazione che abbiamo intrattenuto domenica scorsa, il poeta, oltre a lanciare un appello dalle nostre colonne, appare inedito e svela parte della sua intimità. Quando nel lontano 1990 “sbarcò” per la prima volta a Polignano, lo presero per pazzo: incideva le sue poesie sui muri del centro storico, seminava del bene, donando vasi, fiori, sedie, adornando gli angoli del paese vecchio.
Forse Guido è stato il primo vero scopritore del centro storico, colui che lo ha valorizzato per primo, aprendo le porte ai turisti e dando un tocco estetico più salottiero. Fare del bene purtroppo insospettisce in una società dove regna l’indifferenza, tanto è vero che quei doni gli furono saccheggiati e la porta di casa perfino incendiata: la diversità nutre invidia e, nel caso di Guido, c’è voluto tempo perché venisse accolto e integrato nella comunità. Oggi Polignano, che prima era un luogo fatiscente, la trova diversa, matura dal punto di vista culturale, “mi dispiace solo vedere i giovani allo sbando; vedo tutelato solo l’universo anziano”.
Guido, nato nel 1946, quando fu costituita la Repubblica e la carta più bella del mondo, è uno spirito libero. Tanti anni fa ha appeso la cravatta al chiodo, ha deciso di non inseguire più il profitto e di dedicarsi al mare, all’essenza della vita. “Non potrei fare a meno dei bagni invernali a Polignano”. Guido è diventato tristemente un elemento del folklore locale, quasi un’attrazione, con la sua sedia in spalla che è la casa mobile, che girovaga e lo protegge come un guscio di tartaruga.
“In realtà – precisa – mi sento più una lumaca, amo la vita lenta, anche se ultimamente sono fisicamente allo sbando. Ho problemi agli occhi, ma non accetto commiserazione. Vorrei che la gente capisse che la mia condizione è di libertà, per scelta, e comporta una certa precarietà. Questo essere diventato un personaggio mi crea imbarazzo. La gente mi vede tra il dileggio e l’ammirazione, ma a me non interessa, credo solo di essere portatore di messaggi poetici e biblici”.
Dopo 4 anni e 7 mesi deve lasciare la casa, il famoso “grottino” di via Porto, nel centro storico. “Il mio ricordo di M.F. è colmo di gratitudine, ma devo lasciare quella casa che farà posto a un bed & breakfast. Nonostante la mia precarietà economica, prendo un assegno sociale, e sono disposto a pagare un affitto di 250 euro al mese per una nuova dimora. Ovvio che sarò sempre corretto, come lo sono sempre stato, nei pagamenti. Cerco stabilità, ma la mia vita non cambia, ci tengo a consolidare il mio carattere di flâneur, quello spirito libero e apparentemente sfaccendato, ma in realtà altruista, perché sostenuto da una serietà interiore e lontani dal nichilismo consumistico. Io sono un anarcoide non un anarchico”.
Guido raccoglie le confidenze di molti polignanesi e passanti. Indaghiamo e scopriamo che “ci sono molti polignanesi infelici - rivela - che vorrebbero sentirsi più liberi”. Chi sono? “Per la maggior parte si tratta di professionisti, commerciali, insospettabili, quasi tutti proiettati sul loro campo, e che vorrebbero staccare la spina. Consiglio loro di non intraprendere totalmente questa mia condizione di vita, ma di avere la forza di sospendere anche a discapito di sicuri e ulteriori guadagni”.
Per aiutare Guido, contattate i seguenti numeri:
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3333309198
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